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Alice Penzavalli, 2005 | Sorengo, TI

 

Avete mai sentito parlare della vicenda di Anna Sorokin? È proprio sulla storia di questa ragazza che si basa il mio lavoro. L’obbiettivo era quello di comprendere che cosa avesse fatto Anna e trasporre questo caso americano nella realtà giuridica svizzera, mettendomi nei panni di un giudice che cerca di capire se è stato effettivamente perpetrato un reato di truffa secondo il nostro codice penale. Al termine della mia analisi risultava che sì, effettivamente alcuni reati commessi da Anna erano truffe secondo la nostra realtà giuridica, ma come esserne sicuri? Ho ritenuto dunque necessario integrare nel lavoro un caso svizzero, analogo alla vicenda di Anna, per poter così verificare la mia ipotesi. Il “protagonista” del caso svizzero era stato condannato per truffa, cosa che confermava la mia asserzione: se Anna Sorokin avesse agito in Svizzera sarebbe stata anche lei condannata.

Argomento

Il mio progetto tratta principalmente del reato di truffa, descritto secondo il quadro giuridico svizzero, applicato a un caso concreto americano. A seguito della lettura dell’articolo di giornale di Jessica Pressler sono riuscita a ricostruire gli eventi della vicenda di Anna Sorokin. Attraverso il quadro teorico che avevo impostato ho poi analizzato le sue azioni ritrovando in esse gli elementi costitutivi di questo reato.

Metodologia

In primo luogo mi sono confrontata con le fonti giornalistiche quali l’articolo di Jessica Pressler e altri giornali americani che avevano raccontato della vicenda. In seguito ho letto anche alcuni articoli della RSI e la sentenza del Tribunale federale del 12 gennaio 2024 per informarmi riguardo al caso svizzero che avevo scelto di analizzare in quanto paragone. In secondo luogo ho provveduto a formarmi sulla dogmatica riguardante il reato di truffa, ovvero l’articolo 146 del codice penale svizzero. Ho proceduto infatti con l’analisi e in seguito la rielaborazione del testo giuridico e degli esempi riportati dal “Commentaire Romand Code pénal II” di Garbarski e Borsodi, e dal “CP Code pénal” di Dupuis, oltre ad essermi affidata ad alcune mie docenti per delle nozioni di base di diritto. Ho in seguito analizzato le due vicende ricercando gli stessi schemi ed elementi della teoria per perseguire il mio obbiettivo.

Risultati

Una volta chiarita la dogmatica e dunque gli elementi costitutivi del reato di truffa, sono riuscita a riconoscere questi in molte delle azioni commesse da Anna. Per questo motivo sono giunta alla conclusione che sì, alcuni suoi reati commessi negli Stati Uniti sono considerabili una truffa secondo il nostro quadro giuridico. Era tuttavia necessario giustificare la mia conclusione, motivo per cui ho proseguito ad approfondire il caso svizzero che ho poi utilizzato in seguito come metro di paragone. A confronto, le due vicende erano molto simili: tra i sei elementi costitutivi della truffa infatti almeno cinque si traducevano in comportamenti analoghi nei due autori.
Il risultato è stata dunque la conferma definitiva della mia ipotesi.

Discussione

Dai risultati del mio progetto nascono due riflessioni. La prima riguarda l’aspetto più giuridico del lavoro, mentre la seconda, quasi più interessante, è di carattere psicologico-sociale. Che tipo di meccanismo ha permesso ad Anna di arrivare così vicina alla realizzazione di una truffa perfetta? Di sicuro lei si era resa conto del potere, non solo dei social media, ma della propria immagine in generale. Immagine che oggi sembrerebbe contare più della sostanza. Aspetto su cui Anna ha giocato, creando un personaggio fittizio che le permettesse di raggiungere il suo scopo. Tutto ci riconduce infine all’aspetto giuridico: è stata la furbizia, l’acutezza e soprattutto l’astuzia di Anna a permetterle di cogliere il modo di farsi strada nel mondo odierno, quasi raggiungendo il suo obbiettivo partendo da una manciata di polvere negli occhi, sulla quale è stata abilissima a costruire un castello di menzogne.

Conclusioni

Il mio scopo non era solo sviscerare questo caso, analizzarlo e comprenderlo attraverso una realtà giuridica ben precisa, ma era anche portarlo agli occhi delle persone, suscitando emozioni. Perché questa vicenda fa parte di un quadro estremamente più ampio: è in questa società che Anna ha agito, non solo grazie alla sua capacità di ammaliare, ma anche grazie all’utilizzo dei social media. Una delle domande che mi sono posta alla fine del mio lavoro, e che ancora resta aperta è “Che cosa sarebbe successo se Anna avesse agito in una società dove l’apparenza non conta più della sostanza, dove i social media non esistono e non ci influenzano?”.

 

 

Valutazione del lavoro espressa dall’esperto

Dr. Filippo Contarini

Anna Sorokin, la giovane che ha truffato il business system di New York, sarebbe stata condannata anche in Svizzera? Lo studio espone con cura la base giuridica elvetica, in particolare il complesso rapporto fra l’inganno astuto e il danno patrimoniale, determinanti per la truffa. Quindi disgrega il caso Sorokin, dedicandosi alla sussunzione in modo preciso e puntuale. Infine falsifica l’ipotesi discutendo un caso simile recentemente giudicato dal Tribunale Federale. Facendosi guidare da rigore metodologico e spirito critico, l’autrice mostra che le condizioni sono adempiute: Anna è colpevole.

Menzione:

eccellente

Premio speciale del Dipartimento federale degli affari esteri

 

 

 

Liceo cantonale di Lugano 2, Lugano-Savosa
Docente: Giulia Callea